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WE ARE THE WORLD

BY STRITTI

WE ARE THE WORLD cover

Qualche mese fà è uscito il documentario su “We Are The World” voluto da Harry Belafonte e organizzato da Quincy Jones, Lionel Ritchie e Michael Jackson su Netflix.

Gli ultimi due scrissero anche la parole della canzone che oggi è un vero manifesto di Pace e Unità.
Il documentario ha immagini prese dal Making Of uscito anni fà dove ci sono tutte le riprese fatte durante la lavorazione del progetto. Questo documentario ha in più un sacco di interviste dei protagonisti che aggiungono al girato in sacco di aneddoti interessanti e inediti.

Questo progetto è stato ispirato da un altro progetto benefico avvenuto un anno prima (1984) dal nome Band AID curato da Midge Ure e Bob Geldof per aiutare la popolazione Africana dalla carestia. Questo progetto creò una canzone natalizia dal nome “Do They Know it’s Christmas” e un mega concerto solidale, il “Live AID” dove parteciparono anche tutti gli artisti degli USA for AFRICA” e molti altri creando un doppio concerto tra Usa e Inghilterra che ancora oggi è ricordato come uno degli avvenimenti più importanti della storia della musica.

Tornando al nostro documentario notiamo la bellezza nella naturalezza dei partecipanti dove il divismo scompare, anche grazie ad un cartello lasciato da Quincy Jones fuori dalla porta dello studio con scritto “Lasciate l’ego fuori dalla porta”.

Quindi il vedere cosi tanto talento lavorare insieme con naturalezza e umiltà rende il tutto veramente speciale.

La difficoltà sicuramente è stata per il differente stile degli artisti che passavano dal Rock al Soul, dal Jazz al Funk, quindi trovare un ponte tra tutti dove potersi trovare a proprio agio non sarà stato facile. Una delle migliori scene sicuramente è quando Stevie Wonder aiutava Bob Dylan il suo pezzo che non era nelle corde del cantautore.

In quell’occasione Michael Jackson ringrazio Hall & Oates per la canzone “I can’t do for that” che ispirò nella parte iniziale la sua megahit “Billie Jean” e naturalmente loro sorpresi ed entusiasti ringraziarono a loro volta il King of Pop.

La sessione è stata fatta dopo gli American Music Awards che Michael Jackson evitò per preparare lo studio e provare il pezzo così che all’arrivo degli artisti tutto sarebbe stato pronto.

Molto strano l’aneddoto che Sheila E ha raccontato denunciando di essere stata chiamata solo per far da tramite con Prince per farlo partecipare alla sessione, ma Prince sarebbe arrivato solo se poteva registrare da solo in una camera a parte il suo assolo di chitarra, ma questa cosa non successe, come Sheila E che non registrò mai la sua parte di canzone come pensava di dover fare.

Altro aneddoto curioso che Cindy Lauper fu presa al posto di Madonna che è stata una delle grandi assenti di questo progetto.

Ma chi partecipò al progetto? Eccovi i nomi:
Lionel Richie e Stevie Wonder, Paul Simon e Kenny Rogers, James Ingram, Tina Turner, Billy Joel, Michael Jackson, Diana Ross, Dionne Warwick, Willie Nelson e Al Jarreau, Bruce Springsteen, Kenny Loggins, Steve Perry dei Journey, Daryl Hall, Huey Lewis, Cyndi Lauper, Kim Carnes, John Oates (nel coro), Quincy Jones, Jackie Jackson, La Toya Jackson, Marlon Jackson, Randy Jackson, Tito Jackson, Bob Dylan, Dan Aykroyd, Harry Belafonte, Bette Midler, Jeffrey Osborne, Lindsey Buckingham, Inoltre, Smokey Robinson, The Pointer Sisters: Anita Pointer, Bonnie Pointer, Ruth Pointer e i The News di Huey Lewis: Mario Cipollina, Johnny Colla, Bill Gibson, Chris Hayes, Sean Hopper.

Con vendite stimate in 20 milioni di copie, il singolo raggiunse la vetta delle classifiche di tutto il mondo e divenne, all’epoca, il brano più venduto nella storia della musica. Ricevette anche quattro Grammy Award: tre per la canzone e uno per il suo video musicale.

Ci fu anche un sequel 25 anni dopo con una cover del brano performata dagli artisti del 2010 ma questa volta la causa era per Haiti dopo il terremoto che mise in ginocchio la popolazione.

Per concludere cos’è stata la vera bellezza di questo progetto?
Gli artisti in quel periodo storico erano parecchio coinvolti in opere benefiche ogni volta che ce n’era bisogno, ci sono decine di progetti simili a questo sparsi per tutto il mondo, avvenimenti che con il passare del tempo sono sempre stati meno presenti fino a scomparire negli ultimi anni, oggi la musica invece di ispirare ad un bene superiore manda messaggi non molto etici alle nuove generazioni che purtroppo in molti casi si rivelano un pò vuoti e indifferenti, non per colpa loro ma per una situazione socio-culturale abbastanza pessima dove loro sono inconsapevoli vittime.

Naturalmente c’è anche una controparte che si è stancata di questa pochezza musicale e sta reagendo, sperando che sia di ispirazione per i propri coetanei. Diffondiamo questi progetti per rendere la terra un mondo migliore per che ci sarà dopo di noi, diffondiamo buone Vibes e buona Musica, come diceva il buon Michael Jackson…Head the World.

Stritti IG


LO SAPEVI CHE…

Il Cappello Kangol: Una Storia di Stile, Ribellione e Celebrità

Sei mai stato incuriosito dal misterioso fascino dietro il cappello Kangol? Questo iconico accessorio è molto più di un semplice copricapo; è un simbolo di storia, di ribellione e di stile. Scopriamo insieme alcuni aneddoti affascinanti che rendono il cappello Kangol così unico e affascinante.

Origini Inaspettate
La storia del cappello Kangol inizia in modo inaspettato. Originariamente creato in Inghilterra nel lontano 1938 come berretto da golf, questo accessorio ha attraversato le epoche per diventare un’icona della moda urbana negli anni ’80. Chi avrebbe mai pensato che un modesto berretto da golf avrebbe conquistato le strade delle città di tutto il mondo?

L’Enigma del Nome
Ma perché “Kangol”? Il nome non è casuale, ma un acronimo ingegnoso che rappresenta i materiali con cui è stato originariamente fabbricato: “K” per la lana, “ang” per l’angora e “ol” per la lana. Un enigma linguistico che rende il cappello Kangol ancora più interessante.

L’Epoca della Ribellione
Gli anni ’80 hanno visto il cappello Kangol emergere come simbolo di ribellione giovanile. Indossarlo era più che una dichiarazione di stile; era una sfida alle norme sociali e un’espressione di autenticità. Dai movimenti hip-hop agli stili underground, il cappello Kangol era il segno distintivo di chi osava essere diverso.

Il Richiamo delle Celebrità
Non sorprende che molte celebrità abbiano adottato il cappello Kangol come proprio accessorio distintivo. Da LL Cool J a Samuel L. Jackson, numerose star del mondo dello spettacolo hanno contribuito a rendere questo copricapo un’icona di stile e coolness.

Il Respiro del Cinema
Il cappello Kangol ha fatto molte apparizioni sul grande schermo, conferendo un tocco di autenticità e stile a una varietà di film. Dalle epiche storie del crimine come “Il Padrino – Parte III” ai drammi urbani come “8 Mile”, questo accessorio ha dimostrato la sua versatilità anche sul set.

Un Ritorno di Moda
Dopo un breve periodo di calo di popolarità alla fine degli anni ’90, il cappello Kangol ha vissuto un ritorno trionfante sulla scena della moda negli anni 2000. Grazie al revival della cultura hip-hop e alla nostalgia per gli stili del passato, questo accessorio è tornato a brillare con tutto il suo splendore.

Un Simbolo di Autenticità
Che sia indossato con una tuta da jogging o con un completo elegante, il cappello Kangol è sempre stato un simbolo di autenticità e individualità. Ogni volta che lo indossi, porti con te una storia di stile e ribellione che continua a vivere e a ispirare.

In conclusione, il cappello Kangol è molto più di un semplice accessorio; è un’icona della moda urbana che ha attraversato epoche e culture, portando con sé una storia ricca di fascino e autenticità. Che tu lo indossi per stile o per ribellione, ricorda sempre il suo potere di distinguerti dalla massa e di esprimere chi sei veramente.


CURIOSITA’ DAL MONDO

“Dr. Dre Brilla sulla Hollywood Walk of Fame: Una Stella per un’Icona del Rap”

La Hollywood Walk of Fame, situata lungo la Hollywood Boulevard e davanti al Chinese Theatre, celebra le icone che hanno lasciato un’impronta indelebile nella musica e nel cinema. DaL 19 marzo, anche Dr. Dre è ufficialmente tra queste stelle illustri. La sua stella, la numero 2775, si trova curiosamente accanto a quella del suo amico e protetto, Snoop Dogg.

Alla cerimonia di assegnazione della stella, Dr. Dre era circondato da amici e colleghi di lunga data come Eminem, Snoop Dogg e 50 Cent. “Sono stato così fortunato da costruire una carriera facendo ciò che amo”, ha dichiarato il cinque volte vincitore del Grammy Award. Questa onorificenza arriva dopo che altre icone del rap come Ice Cube, 2Pac e Snoop Dogg hanno ricevuto lo stesso riconoscimento.

La stella di Dr. Dre ora brilla accanto a quella di Snoop Dogg, cementando ulteriormente la sua eredità nella storia della musica e della cultura pop.


Route 21 Cast To Coast”

ST21 FINAL SHOW

Benvenuti al Final Show di Studio 21 Streetdance School, intitolato “Route 21 Coast” to Coast. L’vento rappresenta il culmine di un anno di formazione intensiva e dedizione da parte di tutti i ballerini della scuola, che hanno affinato le loro competenze tecniche e artistiche sotto la guida dei nostri maestri.

Route 21 Coast to coast è ispirato alla famosa Route 66, una strada simbolica che rappresenta un viaggio di crescita e scoperta. Questo tema si riflette nelle performance che vedrete Sabato 22 giugno, ognuna delle quali rappresenta una tappa di questo viaggio.

Il programma evidenzia non solo le abilità tecniche acquisite dagli studenti, ma anche la loro capacità di interpretare e trasmettere emozioni attraverso le discipline della danza urbana.

Vi aspettiamo per un’esperienza che vi porterà attraverso paesaggi e città familiari e non, con tappe emozionanti che vi faranno sognare di essere parte integrante di questo straordinario viaggio ROUTE21 COAST TO COAST!!

Siete pronti a partire ? 🚗🚗

📍22 Giugno 2024
Pre-Show h.18.30
2nd Show h.21.00

🎭 Teatro Superga
Via Superga 44 Nichelino (To)


STUDIO21 PLAYLIST