ST21 Gazette Marzo 2022
IVAN MAKVEL
Ciao sono Ivan Makvel, e la mia storia all’interno della cultura Hip Hop parte da molto lontano, ma cercherò di essere sintetico.
Ho iniziato a ballare breaking nel 1999 e poi con gli anni la mia passione enorme per la musica ha preso il sopravvento tanto da diventare il mio lavoro al giorno d’oggi.
Sono diventato un musicista ed un produttore discografico indipendente, sempre all’interno della cultura Hip Hop, anche se il genere di musica che faccio è considerato parte di una cultura a se stante, quella Funk, ma che allo stesso tempo è sempre stata a stretto contatto con quella a doppia H.
E di fatti, la mia passione per il Funk nasce proprio da quelle giornate intere passate a ballare sotto i portici sui brani del leggendario James Brown, prima, per poi passare a tutto quel filone del Funk anni 80’ quando cercavo di imparare a ballare anche il Popping.
I miei primi veri approcci con la musica, hanno preso vita proprio cercando di creare un sound moderno per i ballerini di Popping verso il 2008 e da li in poi è stata una continua scoperta di emozioni seguita dalla crescita artistica come musicista.
Grazie alla mia passione per la street dance che seguiva in parallelo la carriera da musicista, ho avuto la fortuna di viaggiare tanto il mondo, partecipare ad eventi un pò ovunque, spesso semplicemente come spettatore interessato che mi ha portato a conoscere e condividere con artisti di mezzo mondo, ballerini e producer, e queste esperienze hanno accresciuto in modo esponenziale il mio background che ha sempre fame di nuovi input.
Con il passare degli anni, e la nascita della mia etichetta discografica indipendente, sono riuscito a raggiungere tante soddisfazioni, collaborare con grandi artisti che sono poi diventati parte di una grande famiglia internazionale, e piano piano sono arrivato ad essere considerato un pilastro del movimento Modern Funk a livello internazionale.
E dopo diversi anni passati dietro le quinte alla regia dell’etichetta discografica, dedicandomi molto di più allo sviluppo degli altri artisti piuttosto che alle mie composizioni musicali, in un periodo dove ho prodotto solo qualche singolo, ho deciso che era venuto il momento di lavorare ad un nuovo album, dopo quasi 7 anni, che racchiudesse in qualche modo quel concetto di Famiglia che con il tempo si era instaurato tra noi artisti del Modern Funk.
Cosi ho pensato di collaborare con alcuni di loro, perché riuscire a farlo con tutti sarebbe stato impossibile, e di chiamare l’album, appunto, A Family Affair.
È stato un bel viaggio, ed anche l’inizio di un nuovo percorso, perché alla fine non si smette mai di imparare, ed in questo viaggio ho avuto il piacere e l’onore di aver collaborato con alcuni tra i più importanti artisti del panorama Funk attuale come XL Middleton, Mofak, Moniquea, il mio idolo Funkmaster Ozone dal quale ho imparato l’arte del Talkbox, Temu, Gil Masuda, Maya Killtron e Bougito.
Un insieme di modi diversi di vivere il Funk e rappresentarlo, con tante influenze di carattere geografico insieme, perché il funk prodotto da un’artista che vive in California suona diverso da quello prodotto da un’artista francese e cosi via, ma il tutto unito dalla passione che abbiamo per questo genere musicale.
E cosi, è nato il mio ultimo album, uscito su tutte le piattaforme digitali ma soprattutto su vinile, e la risposta del pubblico è stata pazzesca, visto che ha fatto sold out in pochi mesi, e per me, che tendo a non credere mai abbastanza in me stesso come artista, è stata una soddisfazione enorme, ma soprattutto la conferma che quel concetto di “Famiglia unita” che mi porto dietro dalla cultura Hip Hop, è vivo e ben presente anche in questo movimento Modern Funk al quale sto dedicando anima e corpo.
Sulle ali dell’entusiasmo, tra poco esce un nuovo singolo e sto già lavorando al prossimo album, che non dovrebbe farsi attendere altri 7 anni, se tutto va bene 🙂 .
Se siete curiosi di ascoltare qualcosa potete farlo qui:
Se invece volete seguirmi attraverso i social potete farlo qui:
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STUDIO21 MEETS
JIJI
Father Kiki House of Munera – Mother House of Wu Tang
CHI È JIJI
Jiji è la parte migliore di me, o meglio, la Giorgia che vorrei essere ogni giorno. Jiji è la parte più estroversa, la più simpatica, la più irriverente, un po’ dispettosa però sicuramente la parte che preferisco.
ARTE
L’arte. Come fare a descriverla. È una cosa troppo immensa, che prende tutto: prende la vita, prende la quotidianità, prende le abitudini e le cose, le sorprese… Prende qualsiasi cosa. È una cosa che mi circonda da sempre e spero che mi circondi per sempre.
BALLROOM
Il ballroom è la mia safe zone, il mio safe space. È il luogo in cui viene celebrata la diversità di ognuno ed è dove ho sentito che le mie diversità venivano acclamate, venivano accettate, non venivano giudicate, e quindi è lo spazio che mi fa sentire veramente me stessa.
PUNKING
Il punking è, molto brevemente, quel brivido che da me va a chi mi guarda e quindi, ecco, l’emozione che spero di far arrivare a chi mi guarda.
ARCHIE BURNETT
Archie Burnett è in assoluto la persona che ha più influenzato la mia carriera artistica e la mia decisione di entrare in questi mondi. È la prima persona internazionale che ha creduto in me e che devo ringraziare per sempre per quello che ha fatto.
VOGUENGAGED E WAACKENGAGED
Il VOGUENGAGED ed il WAACKENGAGED sono due progetti che abbiamo deciso di portare avanti e di creare su Roma per far sì che le persone interessate al mondo del waacking e al mondo del ballroom avessero uno spazio safe, ma soprattutto più tranquillo, meno pieno di competizione, un pochino più clubbing, dove potersi incontrare, allenarsi e vedersi. Speriamo di poterlo fare ancora.
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WONKA VINTAGE POP
BY GIULIA WONKA
Ciao a tuttə!
Sono Giulia, “ballerina” in pensione che, pur avendo appeso le Nike al chiodo, mantiene la passione per la streetdance ed il mondo circostante.
Innamorata della vecchia tivù e sognante di realizzare quella del futuro, lavoro come redattrice per una casa di produzione televisiva, un magico e pazzo mondo in cui non ci si annoia mai.
Ho l’onore di presentarvi la nuova rubrica che curerò per Studio 21 Gazzette: Wonka vintage pop.
Wonka perché sono io, ho la fortuna di avere un cognome che sta bene con tutto.
Vintage perché mi piace tutto ciò che ha una storia, mi sento un po’ retro.
Pop perché tutto ciò che è pop inteso come popolare è il mio pane quotidiano.
Ogni mese vi parlerò di eventi, personaggi e storie che hanno contraddistinto quel particolare periodo negli anni passati, ma ovviamente con gli occhi di oggi.
Flower power
Per gli amanti della cultura pop, come me, Febbraio vuol dire una cosa sola: il Festival di Sanremo.
Per una settimana tutta Italia si ferma e d’improvviso ciò che accade nel piccolo comune ligure diventa il fulcro di ogni discorso.
Alcuni la definiscono la “settimana santa”, altri si lamentano delle ore di sonno perse a guardare la diretta, altri ancora dichiarano fieri di non guardare “quella roba lì”. Beh, mentono. Mentono, perché è un evento che ormai permea qualsiasi media, perciò è impossibile restare indifferenti. Basti pensare all’ultimo ricordo “felice” e spensierato prima della pandemia, ovvero l’affaire BugoMorgan, con i tormentoni e la valanga di meme che ne sono seguiti e che hanno invaso i social nei mesi successivi.
Arrivato alla sua settaduesima edizione, il Festival si propone ogni anno come la massima rappresentazione del nostro costume corredato da polemiche, scandali, drammi e si certo, musica. La musica, che dovrebbe essere il cuore di questo evento, in quel lasso di tempo passa in secondo piano. Ci si concentra su ospiti, outfit, presunti malumori, scommesse e chi più ne ha più ne metta, ma ciò che finisce per entrare nella nostra quotidianità è proprio la musica, sono le canzoni, a prescindere dalla classifica.
Brividi, il brano vincitore di Mahmood e Blanco, è stata la canzone più ascoltata di sempre in un singolo giorno su Spotify Italia raggiungendo il quinto posto della classifica globale, diventando il debutto più ascoltato di un brano italiano. Tutt’oggi si trova nella Billboard Global 200 (la classifica che certifica i pezzi più ascoltati e comprati al mondo, compresi gli Stati Uniti), ha esordito al numero 141, mentre oggi si trova al numero 15: è il balzo maggiore che si è registrato al mondo.
Il palco dell’Ariston è da sempre visto con estremo timore dagli artisti, una volta che lo si calca si diventa noti al grande pubblico e, mai come in questi ultimi anni, è evidente come si sia cercato di accontentare quante più persone possibili. La scelta è ricaduta su artisti di età e generi diversi, che parlano a generazioni diverse ma desiderano comunicare la propria arte a tutti, scelta premiata anche in termini di ascolti.
Il successo, seppur annunciato, di Mahmood e Blanco, è dovuto al fatto che sono stati in grado di mettere davanti musica e performance, proponendo un pezzo adatto alla narrativa del Festival soprattutto dal punto di vista musicale, che abbiamo detto essere quello più bistrattato dell’intera kermesse, ma alla lunga fondamentale e mai scontato. Pur mantenendo le loro peculiarità, sono stati in grado di portare rispetto a tutto ciò che mamma Rai e il pubblico Sanremese pretendono, soprattutto quello più anzianotto, anche nel look.
A questo punto non vediamo l’ora di vederli conquistare l’Europa il prossimo maggio proprio a Torino, in occasione dell’Eurovision Song Contest.
Ora torno a fare il conto alla rovescia, in attesa del prossimo Festival che non sarà mai bello come quello dell’anno precedente. Perché Sanremo è Sanremo (parappappappaparà).
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SNEAKER NEWS
W 5 Retro Low “Girls That Hoop”
Anno dopo anno, stagione dopo stagione, i campi da basket si trasformano, ma questo di certo non ferma chi ama giocare. Per celebrare le community di donne nel mondo del basket, questa speciale edizione Air Jordan 5 Low “Girls That Hoop” si ispira ai toni pastello dei campi outdoor segnati dalle intemperie. Con una lavorazione in morbida pelle, sfoggia i colori Arctic Orange e Siren Red che rendono omaggio sia ai campi outdoor che resistono a qualsiasi condizione climatica che a quelli splendidamente rinnovati.
Leggenda
Dopo aver messo a segno il tiro che è valso a North Carolina il titolo nazionale, Michael Jordan è rimasto saldamente sotto i riflettori del mondo del basket. Nel 1985, è sceso in campo indossando la Air Jordan I originale, sbaragliando gli avversari e cambiando per sempre le regole del gioco. Si è guadagnato così l’ammirazione dei fan di tutto il mondo.